Sin dalla sua nascita nel 2009, il progetto è stato ideato come un “percorso” che accompagna le donne e le loro famiglie durante la sensibilizzazione, la prevenzione primaria e secondaria dei tumori femminili, la diagnosi, l’eventuale trattamento e il monitoraggio a medio termine, che valuta l’impatto delle nostre azioni sulla popolazione.
Questo percorso, chiamato “rosa turchese” dai colori simbolo dei tumori al seno e al collo dell’utero, si sviluppa in tre tappe:
Prima tappa
Le nostre équipe mediche organizzano delle sessioni di sensibilizzazione dirette alle donne residenti nelle periferie urbane e nelle zone rurali, con l’obiettivo di promuovere la salute femminile e di diffondere maggiori informazioni sul corretto stile di vita, sui tumori e sulla necessità di controlli regolari per prevenire le malattie.
Seconda tappa
I nostri centri sanitari sono il punto di riferimento per le donne che vogliono sottoporsi a controlli medici. I nostri specialisti sono a disposizione per attività di screening e diagnosi precoce grazie al supporto delle tecnologie più recenti: mammografie digitalizzate, ecografie digitalizzate e Pap-test.
Terza tappa
In caso di donne che presentino lesioni precancerose e cancerose non trattabili direttamente in loco, i nostri operatori si attivano immediatamente per indirizzare le pazienti verso i centri di salute pubblici o privati più prossimi per un eventuale trattamento oncologico (crioterapia, procedura LEEP, chirurgia, chemioterapia, cure palliative).
Follow Up
Il follow up è la parte più complessa del percorso, a causa delle problematiche specifiche del territorio, in particolare la scarsità delle infrastrutture e dei trasporti, e della componente socioeconomica e culturale. Il progetto 4aWoman punta molto sulla collaborazione con i partner sul territorio (medici, ostetriche, servizi sociali, congregazioni religiose, organizzazioni locali etc.) per mantenere un contatto, anche a distanza, con le nostre pazienti.
In media, oltre il 70% delle donne riesce ad ottenere il proprio referto dopo avere partecipato alle attività di prevenzione. La risposta al follow up delle pazienti si attesta intorno al 50%, una percentuale importante che genera un notevole impatto su una popolazione particolarmente vulnerabile.